Direzione Paesi Bassi, episodio 1: iamwalt

BOLOGNA, 30 gennaio 2021 – Otto domande e otto risposte sono le tappe per conoscere la vita da expat di alcuni ragazzi italiani che sono partiti in direzione Paesi Bassi, lo stato in cui la distanza si misura in pedalate.

Rotterdam, Paesi Bassi

Il protagonista del primo episodio di questa serie è Walter (in arte iamwalt, 26 anni), viene dal Molise e da agosto 2020 si è trasferito a Rotterdam, in Olanda, dove lavora in un’azienda come Business Developer; ha anche un canale Youtube (iamwalt) in cui racconta la sua quotidianità all’estero, in Olanda e non solo.

1 – Da quanto tempo sei nei Paesi Bassi e di cosa ti occupi?

Mi sono trasferito a Rotterdam il 17 agosto 2020, dopo aver passato due giorni in campeggio con i miei amici. Attualmente sto lavorando come Business Developer per una scale up olandese: il mio compito è di individuare nuove opportunità di business per l’azienda e di costruire un rapporto stabile e continuativo con i clienti e le imprese con le quali collaboriamo. A partire da ottobre tutti gli impiegati lavorano da casa, a eccezione di coloro che hanno bisogno di una connessione più performante, a loro è permesso recarsi in ufficio, in seguito a una prenotazione online, in questo modo è possibile garantire la sicurezza in ufficio.

2 – Perchè proprio questo paese?

Prima di trasferirmi qui stavo cercando lavoro anche a Barcellona, ma l’azienda olandese è stata più veloce, così ho scelto Rotterdam e non mi dispiace affatto.

3 – Ti senti parte dei “cervelli in fuga” che emigrano dall’Italia all’estero? Secondo te l’Italia può offrirti le stesse possibilità che ti offrono i Paesi Bassi?

Assolutamente. Man mano che ho maturato esperienze all’estero mi sono reso conto che difficilmente riuscirei ad immaginarmi in Italia, non solo perché ha un welfare inferiore rispetto ai Paesi del Nord Europa, ma soprattutto perché non si investe abbastanza nei giovani. Questo avviene in modo particolare nella regione dalla quale provengo, il Molise, dove è molto difficile riuscirsi ad affermare professionalmente, sia perché ci sono poche imprese e sia perché la maggior parte sono a gestione familiare, per cui è molto difficile essere assunti come dipendente. Inoltre gli stipendi in nord Europa sono molto più alti rispetto a quelli italiani e la possibilità di avere successo in base ai propri risultati è qualcosa di comune: se lavori presso un’impresa per diverso tempo e hai raggiunto obbiettivi importanti, l’azienda ti conferisce una promozione. Le aziende olandesi sono molto attente per quanto riguarda il benessere dei lavoratori, infatti non è raro che l’azienda organizzi diverse attività di team building oppure conferisca benefit aziendali.

4 – Quali sono le maggiori differenze tra la città in cui sei cresciuto e quella in cui vivi ora? E rispetto alle altre città in cui hai studiato?

Tra le maggiori differenze noto soprattutto il livello di tecnologia che è notevolmente avanzato a Rotterdam ed estremamente arretrato a Campobasso (la città da cui vengo) e le infrastrutture che sono fatiscenti in Molise ma moderne e innovative nei Paesi Bassi. Inoltre il livello di efficienza dei trasporti qui a Rotterdam è molto sviluppato, così come anche nelle altre città in cui ho studiato, Valencia, Barcellona e Stirling (in Scozia). Si tratta di città che stanno investendo molto nella mobilità e nella tecnologia, in cui sono presenti molte piste ciclabili, ma non come nei Paesi Passi. In generale trovo che Rotterdam sia la città più avanzata tecnologicamente dove ho vissuto finora: gli autobus sono elettrici o ibridi, è possibile pagare quasi sempre con carte o smartphone. La città, poi, ospita un ottimo ecosistema per start up ed è multiculturale: questo vuol dire che ci sono molte etnie e religioni diverse che convivono nella stessa città, ma anche tantissimi expat di qualsiasi nazionalità. Questo è un aspetto fondamentale che cerco in un posto all’estero, perché sono appassionato di lingue e vivere in una città del genere mi offre la possibilità di praticarle e di ricevere nuovi stimoli continuamente. Campobasso invece ha poco meno di 50.000 abitanti e la trovo molto noiosa poiché è priva di spazi di aggregazione giovanili: è difficile trovare lavoro in una realtà simile dove purtroppo il sistema è basato sulle raccomandazioni e sui favoritismi. Queste sono anche le cause che stanno determinando lo spopolamento della mia regione, perché molti giovani sono costretti a fuggire e nei centri abitati la popolazione è vecchia, nascono pochi bambini, chiudono le scuole e la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi facoltosi che spesso influenzano anche le decisioni politiche.

5 – Come è la situazione COVID lì? In che modo ha inciso, e sta incidendo, sulla tua esperienza?

Attualmente in Olanda è previsto il coprifuoco dalle 21:00 alle 4:30 ed è possibile uscire solamente per motivi necessari, portando con sè una certificazione. Non è obbligatorio l’uso della mascherina all’aperto, ma solamente nei posti pubblici al chiuso, come supermercati o negozi. I punti vendita di beni non essenziali sono ancora chiusi ormai da diverse settimane. I ristoranti non possono servire i pasti ai tavoli, ma soltanto effettuare consegne o asporto. Questa situazione ha influito molto sulla mia esperienza qui poiché i pub, le discoteche e i musei sono chiusi, i festival sono stati tutti cancellati. Non è possibile neppure organizzare feste in casa chiaramente, per cui è difficile costruire un’amicizia forte durante una situazione simile, ed è difficile conoscere persone perché tutti sono costretti a restare in casa. 

6 – Quali sono le maggiori difficoltà che stai riscontrando nel tuo soggiorno all’estero?

I problemi maggiori sono legati alla mole di burocrazia da affrontare in seguito al trasferimento e alle tempistiche: Nell’ordine, ho affrontato la registrazione in Olanda per il rilascio del BSN (corrisponde al nostro codice fiscale, necessario per lavorare regolarmente), la stipulazione dell’assicurazione sanitaria, l’apertura del conto corrente. Nonostante questo la ricerca della casa è stata rapida.

7 – In cosa senti di essere cresciuto da quanto hai iniziato a vivere all’estero?

Sicuramente sono cresciuto professionalmente e maturato a livello personale: vivere qui è una buona sfida per imparare ad affrontare i problemi quotidiani e risolverli autonomamente. Quando vivi all’estero i problemi aumentano e non è sempre facile affrontarli, ma soprattutto credo che per superarli sia necessario essere motivati e caparbi perché ogni giorno verrà fuori una difficoltà, dall’asciugatrice che ha smesso inspiegabilmente di funzionare, all’assicurazione sanitaria scaduta. In sintesi vivere all’estero è una buona palestra per imparare a risolvere i problemi.

8 – Perché hai deciso di aprire il canale Youtube e iniziare a fare video?

Mi è sempre piaciuto fare i video ma non ho mai avuto gli strumenti giusti per poter realizzare dei contenuti interessanti. Quando sono stato in Erasmus a Valencia avevo iniziato a girare dei video con il mio iPhone anche se non c’era un’idea ben precisa dietro. Ho comprato la mia fotocamera prima di partire per la Scozia perché volevo raccontare la mia esperienza come se fosse un diario, capace di raccogliere i momenti più belli e particolari e volevo mostrare i posti che visitavo, anche perché la Scozia è ancora un paese sottovalutato. Successivamente ho iniziato a “metterci la faccia” e ho pensato di girare dei video vlog per raccontare le mie esperienze e per essere anche d’aiuto a chi volesse intraprendere avventure simili a quelle che ho vissuto. Il passo successivo sarà quello di concentrarmi sui reportage, ma adesso è ancora troppo presto. 

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