Il successo è finto, veloce e stancante. Potrebbe sembrare una frase detta da un invidioso che non ha raggiunto i suoi obiettivi e i suoi sogni. Eppure è un concetto ripetuto da molti artisti che hanno fama, soldi e apparentemente tutto ciò che desiderano ma che non sono soddisfatti, o lo sono solo in parte, della loro vita.
“Quando sei famoso la gente si ferma / Fingi niente, risponde di merda / Non volevo fama mi state sul cazzo / Ma se fai la grana questo è il contrappasso”. Madman rappa questi versi in “Tutto ok”, presente nell’album Scatola Nera realizzato con Gemitaiz. Il successo è finto perché spesso l’artista finge di essere a proprio agio in una situazione in cui è al centro dell’attenzione ed è cercato da tutti. Anche il più megalomane ha bisogno dei propri spazi, è impensabile che una persona con tutte le debolezze e fragilità proprie dell’essere umano non abbia bisogno di momenti da dedicare unicamente a se stesso. E’ impensabile vedere gli artisti, ma anche attori e vip in generale, come animali allo zoo con cui fare selfie o autografi da mostrare poi ad amici. Non è quello il loro ruolo principale ma, come dice il rapper, sono “obbligati” a farlo per mantenere l’affetto del pubblico.
Il 90% degli artisti vuole raggiungere il tanto agognato successo, la notorietà e soprattutto la ricchezza economica, anche se non sempre è sufficiente a durare per lungo tempo. Tutto finisce: l’attenzione del pubblico e dei media e anche i soldi. Lo sa bene Piero Baldini (in arte Ketama 126, rapper capitolino): “Ho un piano per quando ho magnato tutti i soldi/
Perché la fama dura tipo due secondi”. E’ difficile realizzare un disco di esordio che abbia grande diffusione, ma è ancora più difficile farne un secondo e un terzo a un livello pari o addirittura superiore. Allo stesso modo la sfida quotidiana che si pongono gli artisti è quella di mantenere su di sé l’attenzione mediatica durante il tempo che passa da un progetto all’altro. Perché, specialmente in questo periodo frenetico, non ci vuole nulla a passare nel dimenticatoio delle decine di artisti che pubblicano continuamente musica. I cantanti dunque devono fare i conti con il fatto che la fama di cui sono ricoperti potrebbe sparire senza che se ne accorgano, non appena uno più accattivante cattura l’attenzione del pubblico.
Fare ciò non è facile, ed è anche stancante: ” tutti che vogliono un platino /Io sono esausto, dieci anni che non mi fermo un attimo” (canta Fabri Fibra in “Lascia Stare”). Fare il rapper non è come lavorare in miniera o in un cantiere, certo; però questa attività richiede una buona capacità di “farsi il culo” e di tanto lavoro. Questi due requisiti sono fondamentali specialmente quando gli artisti fanno la “gavetta” all’inizio della loro carriera, ma sono necessari anche per mantenersi al top (vedi paragrafo precedente). Tante ore passate in studio, girare i palchi più o meno grandi, fare interviste, incontrare i fan: tutte queste attività sono necessarie se si vuole arrivare al Platino o più in generale al Successo.
Successo dunque che è finto, veloce e stancante: perché sbattersi tanto, fare sacrifici, investire tempo e denaro per raggiungere ciò? Ogni musicista potrebbe dare una risposta diversa, ma forse ce n’è una che li accomuna tutti: per fare musica. Si dice che non sia importante la meta alla fine del viaggio, ma il viaggio stesso: forse ognuno sopporta i lati negativi della fama pur di vivere quotidianamente la sua passione, che diventa ragione di vita.

