Brasile vs Camerun

“Immaginate una partita di calcio del mondiale: gioca il Brasile contro il Camerun. Chi vince? Scusate, diciamo così: chi vorreste che vincesse? Camerun. Se notate istintivamente l’essere umano prende sempre le parti dei più deboli, dei perdenti.” Se siete fan della serie Netflix “La Casa di Carta” riconoscete sicuramente questa citazione: è stata pronunciata da Alvaro Morte che nello show interpreta il Professore. Gli sceneggiatori si sono serviti di questo incontro sportivo per realizzare una metafora da inserire nella storyline e per riferirsi ad un aspetto dell’indole umana; sorge però una domanda: ha ragione il Professore a dire che l’uomo si schiera da parte dei più deboli perché è insito nella sua natura? Lo sport è pieno di storie in cui Davide batte Golia e probabilmente sono anche le più esaltanti. Ne voglio raccontare tre, che parlano tutte di calcio e saranno note a chi si interessa anche poco di questo sport.

I campionati Europei, che si svolgono ogni quattro anni, nelle ultime edizioni hanno visto vere e proprie corazzate cedere di fronte a squadre meno forti ma che avevano la luna dritta e che sono riuscite ad incidere e a portare a casa la vittoria, anche morale. A Lisbona il 4 luglio 2004 si svolge la finale dell’edizione ospitata dal Portogallo e vede affrontarsi due squadre rivelazioni: i padroni di casa e la sorprendente Grecia. Gli ellenici arrivano alla partita conclusiva dopo aver attirato l’attenzione e la simpatia di molti tifosi, anche oltre i confini nazionali, dovute ai risultati inaspettati. Nella gara d’esordio, infatti, hanno battuto proprio il Portogallo per 2 a 1 (il tabellino marcatori vede anche un giovanissimo Cristiano Ronaldo) e si sono qualificati ai quarti di finale eliminando Russia e Spagna. Riescono a superare nei quarti di finale la Francia, che si era aggiudicata gli Europei del 2000 e che vantava campioni come Zidane e Henry, e la Repubblica Ceca in semifinale, dimostrando che il successo iniziale non era dovuto a fortuna. La selezione avversaria della Grecia schiera giocatori di massimo livello quali Luis Figo e Rui Costa e ha tutti i favori del pronostico, in quanto oltre a una supremazia in campo può contare sui dati: nessuna squadra ospitante prima di allora era stata battuta in finale. Non è dato sapere se i giocatori lusitani avessero preso sotto gamba la sfida, forti di queste sicurezze, tuttavia al minuto 57 il 9 della Grecia Charisteas salta più in alto degli altri e butta in rete la palla che consegna la formazione greca guidata dal tedesco Rehhagel alla storia: per la prima volta è Campione d’Europa.

I Campionati Europei del 2016 ospitati dalla Francia sono il teatro di un’altra piccola impresa che ha come protagonista l’Islanda, che è alla prima partecipazione al torneo e che sfida nella prima gara il Portogallo (il dio del calcio si diverte con le coincidenze), futuro vincitore della competizione. A discapito di ciò che si pensava alla vigilia, l’Islanda riesce ad arrivare seconda nel Gruppo F e a qualificarsi agli ottavi di finale: già questo basterebbe per far gridare al miracolo, ma gli “uomini del nord”, colmi di determinazione e sostenuti da un tifo commovente, non si fermano qui. Il 27 giugno a Nizza sfidano l’Inghilterra, selezione blasonata che può contare su una vasta rosa farcita di talenti e di stelle. I britannici però, che non hanno brillato nelle partite del girone, non mantengono le aspettative e dopo essere passati in vantaggio con un rigore di capitan Rooney al quarto minuto subiscono il gioco degli islandesi: Ragnar Sigurdsson e Kolbeinn Sightòrsson, due nomi sconosciuti ai più, con i loro gol in dodici minuti scrivono la storia iscrivendo il nome della propria nazione tra le migliori otto d’Europa. Tuttavia, se quella della Grecia è una favola a buon fine, non si può dire la stessa cosa per l’Islanda: il sorteggio le mette di fronte la fortissima e favorita Francia, che tra l’altro non riuscirà a mantenere le aspettative perdendo in finale contro il Portogallo. Ciò che è rimasto negli occhi e nel cuore degli spettatori non sono state tanto le prestazioni sportive, quanto ciò che è accaduto sugli spalti degli stadi francesi quando gli islandesi entravano in campo. E’ stata chiamata “geyser sound” la danza basata sul battito di mani sempre più veloce guidato dal capitano Aron Gunnarsson che coinvolgeva tutti i sostenitori venuti da Reykjavik e città limitrofe: non hanno sostenuto la propria squadra solo durante la scalata gloriosa, ma anche quando è stata sconfitta. La favola islandese ha attirato l’attenzione un po’ di tutti e ha destato quella simpatia che si riserva a chi parte svantaggiato e per cui si fa il tifo: molti di quelli che hanno seguito la partita contro la Francia speravano che quest’ultima venisse sconfitta, in modo da credere un po’ di più nelle imprese impossibili.

La terza storia vede un Davide contro tanti Golia: è l’incredibile impresa del Leicester City che conquista la Premier League 2015-2016. Claudio Ranieri, che da quelle parti ora è quasi una leggenda, guida un gruppo di giocatori quasi sconosciuti che come unico obiettivo hanno quello di non essere retrocessi. Giocano in un campionato in cui ogni anno si danno battaglia molte squadre che possono vantare alcuni tra i migliori giocatori al mondo: il Leicester non è tra queste. Tuttavia già dopo poche giornate comincia a farsi spazio nella corsa al titolo, che vedrà tutte le altre squadre cadere una a una: le due di Manchester, Arsenal e Chelsea perdono punti lasciando al Tottenham il compito di contrastare le Foxes guidate egregiamente da Ranieri. Non bastano però gli uomini di Pochettino a impedire quella che è stata una delle più grandi imprese sportive del recente passato: una squadra che ambisce alla promozione diventa campione di Inghilterra superando squadre imbottite di campioni. Un po’ tutti hanno tifato la squadra di mister Ranieri durante quella stagione sia perché i giocatori erano tutt’altro che stelle del calcio, sia perché si sono tutti immedesimati nei tifosi di una squadra che non ha mai vinto trofei di particolare spessore ma che si laurea campione di Inghilterra.

Dunque, ha ragione il Professore? Mi sento di dare una risposta affermativa: come dimostrano queste storie, è naturale tifare Camerun contro il Brasile, perché prima o poi tutti si trovano a essere più deboli dell’avversario e sperano di avere la forza per essere protagonisti di un’impresa impossibile, anche al di fuori dello sport.  

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