Alfa e omega: le migliori intro e outro

Le intro degli album o dei mixtape hanno la funzione di presentare il progetto e di riassumerlo senza anticipare troppo; hanno anche il difficile compito di incuriosire l’ascoltatore che ancora ascolta gli album dalla prima all’ultima traccia. Si può dire che l’intro è il biglietto da visita dell’intero progetto e, nonostante a volte assuma le sembianze di un freestyle deve essere curata come tutte le altre tracce. Ecco le tre intro che, secondo me, hanno svolto meglio il loro compito:

  • Body Parts – intro di Persona di Marracash (2019): “Vi ho lasciati soli e guarda che succede”. Anche qui un album di ritorno, quello del King del rap, ovvero Marracash, che torna nella musica dopo anni di silenzio. Persona è uno dei suoi album di maggior successo, è già un cult e viene aperto in modo magistrale da Body Parts, in cui Marra mostra in modo figurativo i muscoli e anticipa implicitamente (ma neanche troppo) tutte le tracce. Gli incastri, le figure retoriche e le punchlines presenti in questa intro sono solo un assaggio di quello che c’è nelle altre tracce.
Persona di Marracash. Fonte: @kingmarracash
  • Fogli Colorati – intro di Banzai di Frah Quintale (2020): “Quasi neanche ci credevo più / però è tornato il sereno nel mio cielo”. Il nuovo album di Frah Quintale arriva dopo mesi difficili, in cui il cantante ha attraversato momenti di depressione, scoraggiamento ma da cui è riuscito ad uscire. Con questa traccia pro-life e incoraggiante fa un resoconto del periodo passato lontano dalle scene e presenta il nuovo progetto che apre una nuova fase della sua vita e della sua carriera. Anticipa anche quello che sarà lo stile musicale predominante nei brani dell’album, interamente prodotto da Ceri.
Banzai di Frah Quintale. Fonte: @frah_quintale
  • Intro – intro di Emanuele di Geolier (2019): “Teng na vita annanz, ma già aggia fatt abbastanz / Pcche nun sacc chi song, oppur chi vuless essr” ( = Ho una vita davanti ma ho già fatto abbastanza / Perché non so chi sono né chi vorrei essere). Il giovane rapper napoletano riversa in questa prima traccia del suo album di esordio la sua convinzione e la sua attitudine molto hip-hop, che però a volte si scontra con l’insicurezza e la paura verso il futuro di cui è impregnata la sua generazione. Del resto ha solo 20 anni, ed è normale alla sua età ricercare chi è e chi vuole essere. Il tempo è dalla sua parte, e le capacità per fare bella musica non mancano, come ha dimostrato poi nell’intero album.
Emanuele di Geolier. Fonte: @geolier2

L’outro invece deve chiudere il progetto, tirarne le fila e completare il discorso. Spesso le canzoni di questo tipo sono quelle più intime, dove l’artista ripensa al lavoro fatto e si lascia andare a considerazioni più o meno profonde sul progetto e sulla sua musica. Queste sono le tre che preferisco:

  • Insegui i sogni – outro di Quello che vi consiglio Vol. 7 di Gemitaiz (2016): “Scrivere questo è un po’ come un autoritratto / Quindi insegui i sogni / Che quando cresci i sassi diventano scogli / E poi non li togli”. In questa struggente traccia piano e voce, Gemitaiz descrive se stesso e la sua visione della musica, e si rivolge direttamente all’ascoltatore riservandogli un prezioso consiglio, contenuto negli ultimi versi della canzone (quelli che ho riportato nelle virgolette).
Qvc7 di Gemitaiz. Fonte: genius.com
  • Certe volte – outro di Quello che vi consiglio Vol. 6 di Gemitaiz (2015): “Che è bene ricordare a chi parla / Che puoi avere tutti i soldi del mondo, ma certe volte per stare a galla / Ancora bastano una voce, un piano e una chitarra”. Questo è un altro pezzo intimo e profondo in cui il rapper romano descrive una sua giornata tipo, quasi interamente dedicata alla musica e al racconto di sè. La struttura del brano è molto semplice, e sono presenti solo voce, piano e chitarra, ovvero i tre elementi che, come dice Gemitaiz stesso, bastano per restare a galla.
Qvc6 di Gemitaiz. Fonte: genius.com
  • Mille fogli – outro di Faccio un casino di Coez (2017): “L’ho sempre odiati i cazzo di saluti / Pesa di più di quando chiedo scusa / A chiudere non sono stato bravo mai / Non sopravviveremo alle canzoni”. Questa canzone chiude un album non propriamente rap che però è stato e continua ad essere fondamentale per la musica urban, ossia Faccio un casino. Nella chiusura Coez saluta l’ascoltatore con un brano coerente dal punto di vista musicale con gli altri del disco e con uno stile riconoscibile e definito.
Faccio un casino di Coez. Fonte: @coezofficial

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