Il nuovo singolo di Sei si chiama Kathmandu, ed è un viaggio introspettivo che l’artista ha fatto in primis dentro se stesso, per poi raccontarlo all’ascoltatore. Il testo è un bel racconto di esperienze personali che, come negli altri suoi singoli, narra episodi di vita quotidiana con il suo stile malinconico e descrittivo.
L’artista ha scelto le parole in modo accurato e preciso, e i versi cantati sono in grado di evocare delle immagini ben precise: fanno parte della narrazione che Sei realizza attraverso la sua musica. Questo avviene in questo ultimo singolo ma anche nei suoi precedenti brani, ovvero Ami il tuo gatto molto più di me e Bumchakalaka. In particolare, in Kathmandu, è particolarmente evocativo il verso che dice “fumo appoggiato con la schiena alla porta, poi la aprono / e io cado”: complice la strumentale realizzata dai fidati Aka5ha e Salem, all’ascoltatore viene in mente una scena in slow-motion. E così anche per il resto della canzone: le parole creano immagini chiare e definite.
Penso che Kathmandu sia un bel lavoro, sia tecnicamente che concettualmente, e altrettanto interessante è il suo autore, Sei, che sa scrivere e interpretare molto bene. Si presume, inoltre, che i singoli che ha pubblicato in questi mesi lo portino alla realizzazione di un prodotto più corposo (album o ep) che gli permetterebbe di esprimersi in modo ulteriormente ampio e descrittivo.
Infine, un plauso ad Indaco, di cui Sei fa parte, che è una realtà ormai più che concreta e che da circa un anno sta dando vita a progetti di ottima qualità, tutti diversi tra loro ma con elementi che li accomunano: le produzioni realizzate da Aka5ha, Salem e Goja sono molto studiate e dettagliate, e sembrano cucite su misura sui diversi stili degli artisti di Indaco, Sei, Nino_Nino ed Enea. Non serve in questo caso fare paragoni con altri contesti ma credo che sia doveroso riconoscere il merito di chi riesce a differenziarsi dalla massa proponendo un’idea artistica definita e chiara. Ben fatto ad Indaco, ben fatto a Sei.

