In questo ultimo periodo si sente parlare di Legge Zan, di omobitransfobia, dello scontro Fedez vs Pillon, di dichiarazioni senza fondamento e di quelle legittime, di artisti che parlano di politica e di politici che si danno al circo. Sarebbe meglio fare un po’ di ordine.
Il Disegno di Legge Zan (clicca qui per leggere il testo completo) prende il nome da Alessandro Zan, deputato Pd ed attivista della comunità LGBT, ed ha come obiettivo quello di contrastare le discriminazioni e le violenze fisiche e verbali fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. In particolare questo Ddl fa riferimento anche ad alcuni progetti simili proposti dai parlamentari Boldrini, Scalfarotto e Bartolozzi negli anni scorsi, e propone di modificare:
- L’art. 604bis del Codice penale, che attualmente punisce “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi” e “chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
- L’art. 604ter che ad oggi prevede tra le aggravanti di un’aggressione (che si traduce in inasprimento della pena) la “discriminazione o l’odio etnico, nazionale, razziale o religioso.
Se viene approvata la Legge Zan, verrà punito chi aggredisce o discrimina un’altra persona per il suo sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere o disabilità, oltre che per odio razziale, etnico, nazionale o religioso (vedi Art. 2 e 3 Ddl Zan). È importante sottolineare che la discriminazione deve essere un motivo fondante dell’aggressione: se ad esempio una persona omosessuale subisce una rapina, non verrà applicata l’aggravante derivante da Legge Zan, poiché il suo orientamento sessuale non è la ragione dell’aggressione. Tuttavia se una persona omosessuale viene aggredita o discriminata proprio per il suo orientamento sessuale, l’aggressore subirà una pena maggiorata in quanto viene applicato ciò che propone questo Disegno di legge. Tutto qua: non ci sono complottismi o “imposizione della teoria gender”.
La ragione che sta alla base di questa proposta di legge non è, come molti hanno detto, rendere “speciali” omosessuali, transessuali o disabili e nemmeno considerarli soggetti che non sanno difendersi. Al contrario questa legge tutelerebbe tutti, poiché sarebbe in grado di punire più severamente chi aggredisce una persona per i motivi detti prima. Ne deriva che, se ad esempio una persona eterosessuale venisse aggredita o subisse una discriminazione in virtù del suo orientamento (cosa molto improbabile oggi) sarebbe tutelato dalla legge in questione. Approvare questa legge significherebbe proteggere maggiormente chi ad oggi è meno tutelato poiché è più esposto a subire discriminazioni o atti di violenza fisica o verbale.
Evidentemente però, non tutti la pensano così: in primis i partiti della destra italiana, Lega e Fratelli d’Italia con Forza Italia che sembra “costretta” a seguire malvolentieri le idee degli alleati. Ed è proprio un senatore della Lega, Andrea Ostellari, nonché Presidente della Commissione Giustizia al Senato a bloccare la discussione in merito a questo Disegno di legge.
Prima di spiegare il perchè, devo fare una brevissima “lezione” di diritto costituzionale sull’iter che segue una legge: un parlamentare propone un disegno di legge che, per entrare in vigore, deve essere approvato dalla Camera dei Deputati e dal Senato in due distinte votazioni. La Legge Zan ha ottenuto il primo voto favorevole il 4 novembre 2020 alla Camera, che si è espressa con 265 sì e 193 no. Ora dovrebbe essere sottoposta a votazione anche dal Senato e se qui ottiene più voti favorevoli che sfavorevoli, potrebbe poi essere ratificata ed entrare in vigore.
E qui torniamo ad Ostellari, che da mesi ormai rimanda la calendarizzazione del voto, cioè si rifiuta di sottoporre al Senato la votazione sulla legge. “Ci sono cose più importanti da fare”, dice, ma nonostante lui sia legittimato a farlo, penso che sia comunque ingiusto rimandare ancora una questione di massima importanza come questa.
Non è il solo sul fronte del No, infatti gli fa compagnia Simone Pillon, senatore della Lega che negli anni ha preso posizione su temi come questo ponendosi contrario all’aborto, alle unioni civili e alle adozioni gay e alla “teoria del gender nelle scuole”. Ha raggiunto l’apice della sua carriera nei giorni scorsi durante i quali ha avuto uno “scontro social” con Fedez, il quale ha diffuso uno spezzone dell’intervento di Pillon a uno degli ultimi family day che recitava: “i nostri bambini maschietti vengono costretti a truccarsi e a mettersi il rossetto perchè una società e una cultura è impazzita”. Con queste poche parole si può riassumere il personaggio che è Pillon e quello in cui crede.
Chi si oppone a questo Disegno di legge non è solo qualche cane sciolto della disinformazione, ma anche istituzioni che hanno rilevanza internazionale: la CEI (Comunità Episcopale Italiana) ha ritenuto questa legge “non necessaria” e dannosa per la libertà di espressione. Secondo questa ottica sbagliata, verrebbe punito chi esprime dissenso verso matrimoni gay o adozioni gay. Non è così.
Non c’è alcun pericolo liberticida, se verrà approvata questa legge nessuna libertà di espressione o di opinione verrà maltrattata o abolita. Nella società democratica in cui viviamo, sarà ancora possibile esprimere la propria opinione, purché non offenda nessuno o purché non sia violenta e discriminatoria. Si potrà ancora dire “non sono d’accordo” e “non mi piace”, non si potrà invece proibire ad altri di vivere la propria vita.

